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NOSCE

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Category Archives: Psicologia

Dinamica di gruppo: autostima, giudizio e valori

27 Tuesday Apr 2021

Posted by luciano in Psicologia, Rassegna Stampa

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autostima, gruppi, valori, video

Spunti di riflessioni da Luca Mazzucchelli. Le dinamiche di gruppo e la propria autostima: come essere sé stessi ma contemporaneamente stare “dentro” a un gruppo o meglio a diversi gruppi cercando di mantenere un equilibrio. È difficile infatti che all’interno di un gruppo coesistano tre diversi livelli di compatibilità che l’autore individua come “fisica”, “intellettuale” ed “emotiva”. Più facile, invece, che generalmente ci sia solo una o al massimo due di queste componenti. Ecco, quindi, che è importante saper riconoscere quale componente è attiva, senza voler compiacere il gruppo per ricreare un’armonia impossibile, ma senza neanche essere per forza polemici o ammutoliti costantemente: tanto, sottolinea l’autore, il giudizio degli altri ci sarà sempre. E allora, è bene comprendere che non è da questo che dovrà derivare il nostro senso di autostima.

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Mappe concettuali e mappe emotive nei primi anni di vita

17 Saturday Apr 2021

Posted by luciano in Identità e Crescita, Psicologia

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angoscia, bambini, crescita, identità, infanzia, psicoanalisi

Estratto di una video conferenza del filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti (vedi link in basso).

Freud dice che nei primi 6 anni di vita si formano nei bambini le mappe cognitive e le mappe emotive.

Mappe cognitive significa modo di conoscere. La persona conoscerà l’universo mondo man mano che cresce, ma il taglio che dà alle sue conoscenze se lo forma nei primi 6 anni di vita, definitivamente.. “Quando uso questo avverbio sto dicendo basta pensare che a tutto c’è rimedio: non è vero.”

Mappe emotive: vuol dire che si forma nei primi anni di vita la modalità di sentire gli eventi del mondo, e di avere una risonanza emotiva dei propri comportamenti.

Le neuroscienze sono un po’ più severe, e invece dei 6 anni di Freud ci dicono che questi avvenimenti si verificano nei primi 3 anni di vita.

Qual è il modo con il quale i bambini mostrano il livello della loro attività cognitiva ed emotiva? Lo fanno con i disegni, usano dei colori, e se fanno il disegno della famiglia collocano se stessi al centro o ai margini, cioè lo segnalano come vedono il mondo e come lo sentono.

Se la mamma torna stanca dal lavoro e prepara la cena, giustamente, può rispondere al bambino che il disegno non lo guarda subito ma lo guarda domani; e domani vuol dire mai. Questo mai significa che tu dai un bel colpo negativo all’identità in formazione del bambino.

Attenzione. Non è che noi abbiamo un’identità perché siamo al mondo, ma l’identità è un dono sociale.

L’identità è il prodotto del riconoscimento che gli altri mi fanno. Se la mamma dice al suo bambino sei un cretino, e poi lo dice anche la maestra, quel bambino costruirà un’identità negativa, mentre invece se gli dice sei bravo e la maestra pure, il bambino costruirà un’identità positiva, in generale – questo ovviamente schematizzando. Ma l’identità appunto è un dono sociale, non me la posso dare io, non me la dò io. I greci questa cosa l’avevano capita alla perfezione, perché mettevano la città prima dell’individuo.

Una persona è il frutto dei doni sociali che ha ricevuto nel corso della propria vita. E l’identità dei bambini non la puoi strutturare dicendo domani, quando poi domani vuol dire: mai. Bisogna curarla l’identità dei bambini. E bisogna curarli questi passaggi in cui ti fanno vedere come conoscono e come sentono il mondo.

Quando un bambino chiede un perché non sta facendo una interrogazione stupida ma sta cercando il principio di causalità. I bambini che cercano il principio di causalità sono all’interno di un processo fondamentale. I bambini nascono completamente pazzi, non perché sono impazziti ma perché non conoscono il codice del mondo. Se e quando riescono a stabilire dei nessi causali, allora il nesso causale riduce la loro angoscia.

Se io so che il tuono viene prima del fulmine o il fulmine viene prima del tuono io riesco a stabilire un nesso di causalità e invece di spaventarmi due volte mi spavento una volta sola, il nesso di causalità consente di prevedere l’effetto della mia azione se appunto conosco il nesso. E quando un bambino chiede perché non si può ridere con l’amica, bisogna dare una risposta.

L’umanità è andata avanti con due principi, secondo il filosofo, che non sono principi filosofici ma per non generare angoscia: uno è il principio di non contraddizione cioè significa definire le cose e definire vuol dire porre fine al loro significato. I bambini ancora non sono giunti al principio di non contraddizione e infatti bisogna sempre stargli appresso, perché quando gli dai una cosa non si sa che cosa ne faranno di quella cosa, non si sa che cosa succede di quella cosa perché non hanno il principio di non contraddizione che dice il microfono è per parlare, il pennarello è il pennarello … il bambino lo usa per dipingere finché sa stare in un principio di non contraddizione per caso ma poi lo usa come un biberon, e quindi cambia significato, lo mette in bocca. Poi lo caccia nell’occhio a suo fratello, e gli cambia significato ancora diventa un’arma contundente impropria.

I bambini non hanno paura di niente, (e infatti hanno sempre bisogno di qualcuno che gli stia accanto) ma hanno l’angoscia. La paura è un ottimo meccanismo di difesa grazie al quale noi stiamo al mondo. La paura è quindi la condizione della vita. I bambini non hanno paura di niente, e infatti non vedono rischi: si sporgono dai balconi oppure prendono in mano un bicchiere di vetro e la mamma glielo deve togliere dalle mani, ma perché? Perché in realtà non sa come tratterà il bicchiere di vetro, se lo tratta come un oggetto per bere o lo tratta per fare rumore e lo sbatte per terra, o si taglia. Oppure lo prende e lo lancia suo fratello a tavola. Perché lo prende: questo è.

La ragione non è la verità, la ragione è un sistema di regole. La verità ce l’hanno i bambini, perché la verità del microfono sta nel fatto che funge sia da microfono ma anche da arma impropria, se voglio. È una verità polivalente.

I bambini hanno angoscia, che è tutto un altro sentimento, che non corrisponde alla paura. L’angoscia è definita da Heidegger, e anche da Freud anche se i due non si sono mai visti, e definiscono l’angoscia nella stessa maniera: l’angoscia è il nulla a cui agganciarsi. Se a un bambino gli spegni la luce prima di addormentarsi si mette a gridare perché perde tutti i riferimenti. Ma non è che ha paura: va in angoscia.

E dall’angoscia come si esce? O gli si accende la luce oppure va lì a prendergli la mano la mamma, che è la mediatrice di tutti i significati del mondo.

Link: https://www.facebook.com/lucamazzucchellipsi/videos/754806501802932/

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Come trovare i propri obiettivi (o l’obiettivo) e costruire una “piramide filosofica di vita”

17 Wednesday Mar 2021

Posted by luciano in Crescita personale, Psicologia

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motivazione, obiettivi

Continuo il ciclo di recensioni sui brevi ma densi video del noto psicologo Luca Mazzucchelli, approfittando della disponibilità degli stessi consentita dalla sua newsletter, alla quale invito a iscrivervi se vi interessano questi temi.

Gli obiettivi sono quelli che ci danno la direzione. L’insieme e il rapporto tra loro cvva a costruire la nostra filosofia di vita: non il ‘cosa vuoi fare oggi’ o il prossimo anno, ma cosa vuoi fare della tua vita.

Questa bussola per orientarsi al meglio è uno strumento che va continuamente perfezionato.

Un modo per comprenderla meglio è immaginare i propri obiettivi all’interno di una gerarchia. L’autore suggerisce quindi l’immagine di una piramide. Alla base ci sono gli scopi più immediati, una sorta di to-do list (finire di leggere un libro, andare alla riunione ecc.). Se si compiono quei task portano a un gradino successivo.

Ad es.: finire di leggere un libro può far scrivere una recensione. La recensione può servire (nel suo caso) per divulgare la cultura psicologica, e questo porta ad aggiungere valore alla vita delle persone, e così via a salire in modo che ogni obiettivo inferiore sia legato a un obiettivo superiore.

Più si sale e più si verificherà che gli obiettivi sono generali, astratti, e fini a loro stessi. Quando si arriva a dire che le cose le si fa perché le si vuol fare (“perché si”) si arriva così in cima alla gerarchia dei propri scopi: l’obiettivo al vertice conferisce un senso a tutti gli obiettivi che gli stanno sotto: per l’autore è la reason why. È in rapporto a questa che le azioni della piramide e quelle inferiori acquisiscono un senso e un significato: ovvero una motivazione.

Naturalmente non tutto è fattibile: a qualcosa, infatti, bisognerà anche dire di no…

Come creare quindi una bussola? L’autore suggerisce di prendersi un certo tempo (ad esempio 20 minuti) e un numero di post-it, scrivendo su ognuno di essi un obiettivo. Anche i più ambiziosi. Questi post-it vanno messi tutti sulla scrivania, attribuendo un voto a ciascuno di essi da 0 a 10 in base a quanto interesse suscita in noi. Poi riprendiamo ogni singolo post-it e diamo un altro voto da 0 a 10 in base all’importanza che questa cosa suscita ai tuoi occhi.

Ora moltiplica i due numeri, e si ottiene una classifica in base al punteggio. Il consiglio dell’autore è di prendere i dieci-venti con punteggio maggiore e concentrarsi su questi. Gli altri, da parte. Con questi venti post-it a sua volta bisognerà gerarchizzarli tra loro, creando la piramide: qual è l’obiettivo superiore e quali i gradini che lo sorreggono.

Poi si potrà affinare nel tempo.

Buona visione:

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La ricerca dell’«anima gemella»

02 Tuesday Mar 2021

Posted by luciano in Psicologia, Relazioni e affinità

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amore, relazioni

Il famoso psicologo Luca Mazzucchelli in questo video da 11′ ci aiuta a comprendere quelle che, secondo lui, sono quattro indicazioni utili per imparare a capire se la persona che abbiamo davanti (o sui social e le app di dating) può essere quella che stiamo cercando, e viceversa, oppure no.

Due premesse. La prima: bisogna smettere di cercare la persona giusta e iniziare a lavorare per diventare noi la persona giusta. La seconda, non meno importante, è che le persone arrivano quasi sempre nel momento sbagliato (e io ne so qualcosa).

  1. Conoscere diverse persone e i nostri e loro valori, aspetto che l’autore ribadisce più volte: non è importante cercare qualcuno con gli stessi interessi ma con gli stessi valori, che condividano cioè la medesima base (che lui chiama “fondante”) di valori; sulla quale si può costruire un interesse comune, gioire delle similitiduini, ma quest’ultime non sono necessarie e nanche, come si dice spesso, “gli opposti si attraggono”, ma tutt’altro.
  2. Verificare che questi valori siano reali e condivisi, ma anche applicati sempre, cioè non soltanto quando si è insieme. L’autore porta come esempio il ristorante o il gruppo di lavoro. Se si vede che l’altra persona rispetta determinati valori quando è con noi ma quando si trova con altre persone agisce differentemente (ad es. rispetta noi ma non rispetta il cameriere o un collega), è un segnale di allarme da non sottovalutare. Diversamente, invece, è segno di autenticità e chiarezza.
  3. Conversazioni profonde: spesso si nota una superficialità dei rapporti e del “parlare”, mentre l’autore sottolinea l’importanza di andare in profondità. Affrontare le cose importanti quindi significa: ascoltare, mostrarsi vulnerabili, e parlare delle cose importanti, cioè di quello che noi vogliamo dalla vita. Questo ci aiuta a capire se i nostri valori sono presenti o almeno compatibili con l’altro.
  4. La regola “70/30”, utile per chi cerca l’anima gemella online (sulle app di dating). Sostanzialmente significa usare il 70% del testo per descrivere sè stessi ma il 30% lasciarlo a quello che si sta cercando (nella vita).

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I Meccanismi di Difesa. Sono meccanismi automatici dell’Io, operano inconsciamente e servono ad evitare il contatto o il riconoscimento con rappresentazioni.

03 Wednesday Feb 2016

Posted by luciano in Psicologia

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I MECCANISMI DI DIFESA Sono meccanismi automatici dell’Io, operano inconsciamente e servono ad evitare il contatto o il riconoscimento con rappresentazioni.

1 I MECCANISMI DI DIFESA Sono meccanismi automatici dell’Io, operano inconsciamente e servono ad evitare il contatto o il riconoscimento con rappresentazioni inaccettabili quindi l’ansia che ne deriva. Si creano nell’infanzia NORMALITA’: garanzia di salute mentale, fissano tratti del carattere. PATOLOGICI: se invadono l’Io, se si ripetono in modo compulsivo impedendone il funzionamento, se sono primitivi rispetto all’età in cui operano.

2 Difesa: lotta dell’Io contro affetti dolorosi (Freud), sostituito con rimozione. Anna Freud: classificazione dei meccanismi di difesa. Alcuni non riconosciuti come separati (fissaz-regr; introiez-identif) Per alcuni autori non sono difese, ma componenti dello sviluppo normale: identificazione, sublimazione, compensazione. Parte conscia dell’Io: funzioni, affetti segnale. Proteggono l’Io da: contenuti pericolosi, affetti segnale. Superiori: evolute, normalità e nevrosi Inferiori: primitive, psicotiche.

3 RIMOZIONE l’Io esclude dalla coscienza impulsi pericolosi
≠ da negazione: aspetto esterno. Se la rimozione funziona non vi sono conflitti né sintomi clinici. Nella normalità, se intensa: disturbi gravi della memoria, disturbi dissociativi della coscienza. Usa energia sottratta ad altri scopi (limitazione comp. e interessi del soggetto) È la difesa principe, gli altri esistono se fallisce.

4 Fallimento in due casi: 1) per effetto di una maggior forza delle pulsioni istintuali (periodi particolari della vita: adolescenza) 2) perché le funzioni di organizzazione, difesa e controllo dell’Io si indeboliscono (sonno, malattia, stress, traumi). Cedimento: 1) altri meccanismi di difesa 2) sintomo: compromesso tra impulso e difesa. Angoscia più primitiva, difese più arcaiche, sintomo derivante a scapito del senso di realtà.

5 Rimozione nel comportamento normale:
Comuni dimenticanze (es: dimenticare appuntamento con datore di lavoro –simile al padre-, nome) Lapsus linguae: “non ha una medicina per farlo morire?” (dormire? Aggr. Inconscia verso il figlio) Rimozione nel comportamento patologico: Amnesie: di avvenimenti traumatici. Es: 1) padre di un paziente ferito a morte quando aveva 7°, dimenticò tutti gli avvenimenti prima dei 10a. Dimenticò poiché l’evento connesso ad inconscio desiderio di ucciderlo. 2) Donna infantile e frigida inconsapevole del suo aspetto erotico nel comportamento e nell’atteggiamento che stimolava approcci da parte dell’altro sesso (desiderio inconscio).

6 CONVERSIONE l’impulso proibito venuto fuori per fallimento della rimozione, viene soddisfatto parzialmente in maniera simbolica attraverso un disturbo della funzione fisica (sistema sensoriale o volontario) DISFUNZIONE FISICA: conflitto tra es e superio. Es: impulso assassino di strozzare un’altra persona si manifesta e si difende con paralisi delle mani (ad artiglio). Sintomi della conversione: Disturbi sensoriali (sordità, cecità) Disturbi sensitivi (anestesie, dolori) Disturbi motori (paralisi, tic, convulsioni, tremori)

7 Malattia: isteria di conversione Conversione ≠ Somatizzazione Somatizzazione: 1) no simbolizzazione nel sintomo 2) reali lesioni d’organo 3) colpisce muscolatura liscia involontaria 4) il corpo è vittima. Conversione include anche disturbi psicosomatici, espressione simbolica di conflitti sottostanti (cefalea, impotenza, disturbi digestivi). “Belle indifference” Normalità: situazioni di estrema tensione esterna (paralisi da paura di fronte ad evento terrificante).

8 BAMBINI: conversione di fronte a situazioni spiacevoli (mal di pancia per non andare a scuola). A volte sono equivalenti somatici dell’ansia Es: madre con forte emocrania dopo uccisione della figlia, investita dalla figlia di un vicino ricco e arrogante. Collera verso omicida (inibita), desiderio: “far saltare la testa di quella ragazza”.

9 INIBIZIONE l’Io diminuisce o perde la motivazione per impegnarsi in un’attività, allo scopo di evitare l’angoscia connessa a impulsi inaccettabili e non riconosciuti. L’attività inibita è piacevole per il soggetto, ma rappresenta simbolicamente impulsi proibiti inconsci. Es: blocchi nell’apprendimento nel bambino, blocchi nel lavoro nell’adulto. Normalità: periodi di disinteresse che colpiscono un po’ tutti in situazioni di tensione emotiva.

10 SPOSTAMENTO L’Io sostituisce una rappresentazione interna inaccettabile con una esterna che la richiama simbolicamente. La minaccia che deriva da impulso inconscio è sostituita con una esterna meglio controllabile e che la ricorda simbolicamente. Si trova nelle fobie, nella nevrosi fobica. La fobia rappresenta difesa ed espressione simbolica del desiderio. ES: piccolo Hans (5a, conflitto edipico). Oltre a spostamento, proiezione: mi arrabbio con mio padre, con cavallo, il cavallo con me.

11 Normalità: spostamento da fuori a fuori (es: dal capo alla moglie; il bambino scarica aggressività verso animali dopo rimprovero dei genitori). In questi casi: 1) l’impulso pericoloso non è associato all’oggetto sostitutivo (fobia) 2) l’impulso è conscio Dunque lo spostamento da fuori a fuori non è un meccanismo di difesa.

12 RAZIONALIZZAZIONE l’Io si dà spiegazioni logiche e razionali di un proprio comportamento irrazionale, vissuto, idea legati a desideri inaccettabili inconsci o a difese utilizzate per fronteggiare questi desideri È un meccanismo di difesa se usato inconsciamente Usato per giustificare comportamenti che derivano dall’uso di altre difese (es: fobie) Normalità: bisogno dell’uomo di dare spiegazioni razionali ai propri comportamenti Es: difesa deboli per difendere parti deboli e infantili di sè, oppure l’adolescente che giustifica la propria lotta all’autorità con una rivendicazione di giustizia mentre si libera dei genitori per divenire adulto Controproducente in psicoterapia: ostacola insight

13 FORMAZIONE REATTIVA l’Io trasforma pulsioni sentimenti inaccettabili nel loro esatto contrario
Normalità: tratti del carattere e personalità Es: 1) pietà eccessiva-aggressività incontrollabile; 2) generosità eccessiva-accumulare tutto per sé; 3) passività eccessiva-attività inibita da proibizioni infantili; 4) iperprotezione-rifiuto e ostilità (sacrificio di madri di bambini cerebropatici); 5) eccesso pulizia-sporcarsi; 6) moralismo rigido-desideri inconsci libertini Carattere difensivo: rigidità, esclusività, sofferenza se comportamento non può essere attenuato

14 Soddisfazione parziale e simbolica dell’impulso rimosso con caratteristiche dell’impulso da cui l’Io si difende Es: gentile, ma rigidità Malattia: nevrosi ossessiva (DOC) Bambino: porta a cambiare gli atteggiamenti verso le proprie tendenze istintuali Molto usato in adolescenza: es: atteggiamento ostile verso omosessuali Patologia: mania (negazione depressione); paranoia (inferiorità-sicurezza)

15 ANNULLAMENTO l’Io attraverso l’azione, un gesto, un rituale, cancella magicamente atti, pensieri precedenti inaccettabili Normalità: toccar ferro, fare le corna, farsi il segno della croce per scongiurare pericoli provenienti dal mondo esterno (e non interno) anche se non hanno carattere inconscio Es: 1) lettura del giornale al gabinetto (annulamento di un vissuto di perdita della propria identità narcisistica; 2) espressione di un sentimento e dopo annullamento dicendo il contrario Malattia: nevrosi ossessiva, nella psicosi non hanno carattere simbolico

16 Patologia: nevrosi ossessiva
ISOLAMENTO l’Io separa l’affetto dalla rappresentazione permettendo l’ingresso alla coscienza dell’idea, ma non dell’emozione sottostante L’emozione è rimossa, il soggetto evita di riconoscere l’esistenza dei propri sentimenti Così gli impulsi sentiti come idee estranee, non proprie (es: ossessioni d’impulso) Normalità: es: parlare della propria malattia in modo distaccato, anziani che parlano di salute, medicina, ecc per tenerle lontane magicamente, uso terminologia scientifiche Patologia: nevrosi ossessiva Es: giovane madre con pensiero ossessivo di uccidere il figlio, lo sentiva estraneo

17 REGRESSIONE l’Io ritorna a modi di funzionamento psicologico (comport e affetti) propri di stadi più antichi Di fronte a disillusioni e conflitti, momenti difficili Il ritorno simbolico agli anni dell’infanzia più piacevoli consente di trattare la situazione come se non esistesse Es: bambino alla nascita del fratellino Il ritorno può anche essere a periodi con conflitti non risolti, non solo a periodi felici Legame fissazione-regressione (se il pericolo è grande anche in soggetti senza fissazioni)

18 Due tipi di Regressione: 1) da forme adulte di sessualità a forme infantili: nevrosi, alcune perversioni; 2) al narcisismo primario o fase simbiotica: psicosi Normalità (relativa ad alcuni aspetti dell’Io): Orali: fumo, onicofagia, gioco nell’adulto, dipendenza e passività del malato, sogni ad occhi aperti; Anali: meticolosità, precisione, ordine, pulizia “Regressione al servizio dell’Io”: serve a mantenere la salute psicologica Patologia: ogni forma clinica è legata ad un certo grado di regressione. Psicosi: regressione più vasta, a stadi più arcaici, interessa la maggior parte delle funzioni psicologiche dell’individuo Malattie gravi: c’è ed è utile ma se non si risolve nuoce alla guarigione e al recupero della malattia che l’ha determinata

19 NEGAZIONE e DINIEGO l’Io non riconosce un aspetto di realtà (Diniego) o ne rifiuta l’importanza emotiva (Negazione) Diniego: più arcaico e segno di psicosi Es nella normalità: il bambino vede che le bambine non hanno il pene ma afferma che non è vero oppure ruba la marmellata e dice “non sono stato io” . In adolescenza: manifestazioni di coraggio che negano il pericolo. Es di Negazione: il bambino vede che le bambine non hanno il pene e nega che per lui sia un problema evitando la paura della castrazione. Il Diniego è normale se transitorio, relativo a problemi poco importanti e correggibile dalla dimostrazione del contrario. In genere indica una non corretta valutazione della realtà ed un errore di giudizio, indica psicosi

20 Il diniego si trova anche in altri casi non tutti inquadrabili in una malattia mentale:
Malattie letali in cui i pazienti negano malattia o morte; Pazienti molto ustionati che negano gravità ustioni o deformazioni che ne derivano; Familiari che negano la morte di un loro caro e si comportano come se non fosse avvenuta; Congiunti di persone psicotiche, tossicodipendenti o di chi tenta il suicidio che non ammettono la realtà; Anoressiche che negano defedamento; Mania.

21 È un meccanismo di difesa primitivo
PROIEZIONE l’Io attribuisce sentimenti, atteggiamenti, impulsi, fantasie, giudizi propri a persone e mondo esterno È un meccanismo di difesa primitivo Es in patologia: giovane asseriva che gli altri lo accusavano di essere omosessuale attribuendo ad altri i propri dubbi sulla sua virilità. Es al limite patologia: vissuto di incomprensione e non accettazione dell’emigrante (aggresività per disagio provato). Es in Patologia: difficoltà inserimento, allucinazioni depresso (vedeva il sole nero proiettando il proprio stato d’animo)

22 PROIEZIONE: – Impulso (desiderio tradire-gelosia, aggressività-persecutorietà); – Superio (gli altri giudici); – stato d’animo (tono dell’umore depresso-delirio di rovina). La proiezione è normale in Infanzia (per il bambino ciò che è cattivo è degli altri, ciò che è buono suo) Nell’adulto è segno di psicosi poiché presuppone alterato rapporto con realtà e indistinzione sé-altro. Si trova in: deliri, allucinazioni. Tipico della paranoia e del delirio di persecuzione

23 RIVOLGIMENTO CONTRO IL SE’ l’Io devia l’aggressività originariamente rivolta verso un’altra persona, dirigendola contro di sè Infanzia: difesa contro aggressività per cui il bambino (per assenza genitore o paura punizioni) rivolge la rabbia verso di sé: mordendosi, graffiandosi, battendo la testa contro il muro Patologia nell’adulto: forme gravi di onicofagia, autolesioni, facilità ad incidenti, alcuni tentati suicidi Mediante questo meccanismo rimane oscura l’identità dell’oggetto a cui si rivolge l’aggressività e la stessa rabbia A volte il danno a sé non è fisico, ma sociale, finanziario (nevrosi da destino)

24 Comportamento ≠ da condotta abituale (dott. Jekill e mr. Hyde)
DISSOCIAZIONE l’Io scinde e divide le proprie funzioni mentali permettendo l’espressione di impulsi proibiti inconsci senza sentirne responsabilità per le proprie azioni perché il soggetto non vive come proprie le azioni che compie e perché in seguito non se ne ricorda Comportamento ≠ da condotta abituale (dott. Jekill e mr. Hyde) Es: ragazza morigerata e con tratti sessuofobici che si inviava lettere a contenuto pornografico, informata da amici che la controllavano su sua richiesta, sviene.

25 Si accompagna ad amnesie, legata a rimozione che sospende la propria attività e quando la riprende l’Io cosciente non si ricorda dl comportamento proibito espresso in precedenza. Normalità: situazioni di fortissima tensione e temporanei (guerre, abusi), stato di ebbrezza Patologia: disturbi dissociativi di coscienza (fughe crepuscolari, personalità multiple, sindrome di Ganser, stati di trance) Se la dissociazione invade l’Io e gli impedisce di funzionare a lungo: schizofrenia.

26 ≠ Imitazione: più superficiale, non comporta introiezione
IDENTIFICAZIONE processo psicologico attraverso cui l’Io assume tratti, qualità di una persona emotivamente significativa costituendo parti della personalità È un meccanismo di difesa se interviene per evitare o lenire il conflitto derivante dalla perdita reale o fantasmatica di quella persona oppure dalla paura di un’aggressione reale o fantasmatica da parte della stessa (identificazione con aggressore) Legata a introiezione: far proprio qualcosa o qualcuno che esiste all’esterno. ≠ Imitazione: più superficiale, non comporta introiezione

27 L’identificazione è un meccanismo importante della crescita dell’individuo
IDENTIFICAZIONE PRIMARIA: quella del neonato con la madre (indistinzione sé-altro, fase preoggettuale) IDENTIFICAZIONE SECONDARIA: distinzione sé-altro. Le prime figure di identificazione sono i genitori, poi altre affettivamente importanti (insegnanti, parenti, ecc). Momento critico dello sviluppo: 4-5 anni fine edipo, identificazione genitore stesso sesso assumendone le caratteristiche e gli atteggiamenti morali e rinforzando così il superio.

28 Adolescenza: riorganizzazione e integrazione delle identificazioni e del superio con la realtà. Ciò porta al completamento della formazione dell’identità personale. Le identificazioni sono fondamentali per la costruzione di una sana personalità, ma possono anche essere un fattore di blocco della maturazione e di sviluppo patologico. Se le figure identificative costituiscono modelli stabili, l’identificazione con esse sarà maturativa. Se invece forniranno dei modelli incerti, ambivalenti, rigide, l’identificazione con esse può creare dei problemi.

29 Processi di Indentificazione con funzione difensiva:
IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE: processo automatico e inconscio mediante cui l’Io evita l’ansia divenendo uguale all’oggetto aggressore temuto (tipico nei bambini, es:assumono nomi di animali pericolosi). Es: ebrei identificati coi guardiani, sequestrati (Sindrome di Stoccolma) con sequestratori, maltrattato con maltrattatore, abusato con pedofilo, ecc). IDENTIFICAZIONE CON L’OGGETTO PERDUTO: processo automatico e inconscio mediante cui l’Io si difende dall’ansia di un “lutto” identificandosi con la persona amata (che continua a vivere dentro di lui) assumendone delle caratteristiche. Per Freud “relazione ambivalente”

30 IDENTIFICAZIONE CON L’OGGETTO RASSICURANTE: per altri autori “capovolgimento”, “altruismo”. Processo automatico e inconscio che porta il soggetto ad assumere comportamenti e caratteristiche di persone da cui dipende ed ottiene rassicurazioni (es: medico, terapeuta). L’identificazione oltre ad essere un fattore maturativo ed un meccanismo di difesa, serve a costruire l’Io relazionale che favorisce la capacità di “mettersi nei panni degli altri”: empatia. Nelle forme patologiche in cui vi è regressione riemergono identificazioni con persone importanti dell’infanzia; es: gravi stati depressivi, sintomi di conversione (il disturbo somatico sarà lo stesso della persona affettivamente importante che lo ha manifestato), alcuni casi di personalità multipla.

31 Sono sublimate le tendenze pre-genitali e non la sessualità matura
SUBLIMAZIONE processo psicologico automatico e inconscio mediante il quale impulsi primitivi sono soddisfatti attraverso una modificazione dello scopo o dell’oggetto permettendo comportamenti soddisfacenti per il soggetto ed approvati dalla società È la difesa normale per eccellenza: la pulsione è soddisfatta in modo accettabile per altri e superio. Sono sublimate le tendenze pre-genitali e non la sessualità matura Es: frà Cristofaro dei Promessi Sposi sublima la propria rabbia omicida nella lotta per la giustizia. Vi è anche formazione reattiva

32 Non vi sono esempi in patologia, ma molti nella normalità:
Pittura: impulso a imbrattare con le feci Chirurgia: aggressività e sadismo Attore e ballerino: desiderio di esibire i propri organi sessuali Psichiatra: curiosità sessuale Pedagogo: valenze omosessuali e pedofile Politico: aggressività nella lotta ideologica, ecc. Se la sublimazione è un meccanismo di difesa, è certamente la più efficace e matura!!!

33 COMPENSAZIONE processo psicologico automatico ed inconscio attraverso cui il soggetto sviluppa una certa funzione fisica, mentale ed emotiva in modo esagerato per nascondere e compensare una deficienza (fisica o psichica) Esempi: sogg. che teme luoghi elevati: alpinista; sogg. che teme aggressività: pugile; sogg. Che ha senso di inadeguatezza virile: grande sportivo sogg. Con senso di incapacità sessuale (per elementi omosessuali inconsci): dongiovanni adolescente con paure del mondo esterno ed interno senza appoggio dei genitori: temerarietà e ricerca del rischio Non si parla di compensazione in patologia eccetto per dongiovannismo e ninfomania

34 SOMATIZZAZIONE un disagio relazionale, un conflitto si esprimono attraverso il corpo non accedendo all’emozione È il più primitivo, usa il corpo come la conversione La scarica è pre-simbolica, colpisce il SNA (muscolatura liscia) e porta ad una vera e propria lesione d’organo. Es nell’infanzia: il bambino ha diarrea e vomito, insonnia, coliche, ecc Es nell’adulto: malattie psicosomatiche.

35 L’adulto non percepisce la malattia come legata alla psiche, nega la conflittualità e il problema quindi difficile un intervento psicoterapeutico. vanno dall’internista PENSIERO OPERATORIO O ALESSITIMIA: incapacità ad entrare in contatto con le emozioni. Presenza di nuclei psicosomatici combinati con altri fattori di rischio (predisposiz. genetica, ecc). HP MULTIFATTORIALE: infatti molti soggetti affetti da malattie psicosomatiche hanno libero accesso ad alcune emozioni

36 SCISSIONE l’Io mantiene separate immagini del sé e dell’oggetto costituite sotto l’impulso della libido (parti buone) con immagini del sé e dell’oggetto costituite sotto l’impulso dell’aggressività (parti cattive) (Kernberg) Separazione di sentimenti e di rappresentazioni di sé e dell’oggetto Scissione di sé e scissione dell’oggetto da cui: idealizzazione e svalutazione Legata a negazione e identificazione in psicosi e bdn

37 Difesa nucleare della patologia narcisistica e bdn Rientra nel processo dissociativo in senso allargato dato che la mancata integrazione di investimenti libidici ed aggressivi si può accompagnare ad una mancata integrazione degli aspetti di coscienza relativi a questi investimenti. Klein: “posizione schizoparanoide” Pensiero “tutto o niente” Normalità: infanzia, adulto, adolescenza (innamoramento, delusione) purchè non sia compromesso l’esame di realtà fata (madre); strega (suocera): ambivalenza verso madre

38 Sdoppiamento imago (Bergeret): corrisponde alla scissione degli oggetti. Non integrazione di un’immagine positiva ed una negativa della realtà. Attraverso queste due immagini l’Io lotta contro l’angoscia di perdita dell’oggetto eliminando dalla coscienza le rappresentazioni negative di esso (non c’è accesso posizione depressiva e a riparazione). Sdoppiamento dell’Io (Bergeret): più arcaica della precedente. L’Io si scinde in una parte in contatto con la realtà e un’altra che perde il contatto con quelle parti della realtà angoscianti che sono negate e sostituite da una neorealtà più rassicurante. Ne deriva: – nello psicotico: delirio; – nel bdn: l’esame di realtà è mantenuto cognitivamente, ma non affettivamente.

(Fonte: Presentazione I MECCANISMI DI DIFESA Sono meccanismi automatici dell’Io, operano inconsciamente e servono ad evitare il contatto o il riconoscimento con rappresentazioni.)

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Il colloquio psicologico

31 Monday Dec 2012

Posted by luciano in Analisi, Metodologia, Psicologia

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Estratto dal post originale su “State of mind”

Il Colloquio Psicologico: Il Colloquio Tra Rogers & Carkhuff

Il Colloquio Psicologico: Il Colloquio Tra Rogers & Carkhuff. - Immagine: © Gina Sanders - Fotolia.com

LEGGI LA MONOGRAFIA SUL COLLOQUIO PSICOLOGICO

Due autori che si sono occupati di colloquio psicologico e che possono essere definiti i padri di due approcci antitetici su questo argomento sono Rogers e Carkhuff. Il loro approccio è diametralmente opposto, più classico e non-direttivo quello del primo, più tecnologico e direttivo l’altro.

Carl Rogers è il padre del colloquio psicologico non-direttivo, per lo meno nella sua forma classica. Egli apparteneva alla corrente dei fenomenologi e, per questo, riteneva che ognuno percepisse il mondo in un modo unico e proprio. Queste percezioni individuali costituivano quello che lui chiamava “campo fenomenico” di una persona. Questo campo comprende sia le percezioni consce che quelle inconsce anche se Rogers [1951]considerava le percezioni consce e quelle che potevano esserlo alla base del comportamento umano.

Una parte di queste percezioni consce, sempre appartenenti al campo fenomenico della persona, riguarda il “sé”, il “me” e l’”io”.

Leggi il post originale su “State of mind”

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Fobia Sociale: cause, sintomi e cura

27 Thursday Dec 2012

Posted by luciano in Psicologia

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Tags

fobia, psicologia, psicoterapia, sociale, strategica

Estratto dal post originale – Psicologiastrategica.com

Di Claudia Riccardi

La paura del giudizio altrui e quella di essere rifiutato può condurre, nel tempo, allo sviluppo di un vero e proprio disturbo psicologico caratterizzato da intenso evitamento sociale e affettivo, bassa autostima e rinuncia: la fobia sociale.

Che cos’è la fobia sociale?

La fobia sociale è una difficoltà psicologica molto frequente negli adolescenti e negli adulti e rientra nei disturbi d’ansia.

La caratteristica principale del fobico sociale è la paura di essere mal giudicato ed ivi rifiutato dagli altri: la persona non crede che verrà rifiutato, schernito e giudicato ma ne è in buona parte convinto!

Quali sono le cause della fobia sociale?

La bassa autostima, la tendenza ed essere duri con se stessi e l’aspettativa del giudizio altrui conduce la persona a comportarsi in un modo tale che va a confermare la sua credenza disfunzionale: si relaziona con gli altri con un atteggiamento circospetto, evitante e rifiutante proprio per prevenire ciò che più profondamente teme. Ed è proprio tale atteggiamento difensivo che crea antipatia,  giudizio negativo e rifiuto che confermano alla persona la sua aspettativa e opinione negativa.

La persona ha dunque estrema difficoltà a confrontarsi ed aprirsi con gli altri, a mostrare le proprie debolezze, a stabilire legami affettivi e di amore, prova intensi stati d’ansia e paura anticipatoria quando deve relazionarsi con qualcuno o è al centro dell’attenzione. In virtù di tale percezione e reazione la persona adotta come soluzioni tentate  l’evitamento sociale ed il controllo delle proprie sensazioni. L’evitamento delle situazioni in cui può sentirsi giudicato o sotto l’osservazione altrui è una situazione che si autorinforza e che conferma a poco a poco la propria incapacità relazionale.

La persona tende dunque ad isolarsi, ad evitare di essere osservato, di osservare gli altri e di essere al centro dell’attenzione. Quando è costretta cerca di controllarsi per non mostrare le proprie debolezze, difficoltà e paure agli altri.

I sintomi della fobia sociale

A differenza della persona timida, il fobico sociale prova una intensa paura di non essere all’altezza della situazione,  di entrare in intimità con gli altri, di mostrare le proprie debolezze e ansie ed è spesso vittima di intensi attacchi di ansia e panico riconosciuti dalla persona come irragionevoli ed incontrollabili.

In particolare la persona si sente fortemente a disagio nelle seguenti situazioni:

  • parlare in pubblico
  • fare ed accettare complimenti
  • comportarsi in modo assertivo
  • iniziare e mantenere una comunicazione
  • prendere iniziative sociali (telefonare, appuntamenti)
  • parlare con persone con autorità
  • colloqui di lavoro
  • Incontrarsi con persone poco intime o sconosciute, che stima o da cui è attratto
  • mantenere contatti visivi
  • agire davanti altre persone
  • esprimere le proprie opinioni
  • parlare in piccoli gruppi
  • esibirsi in pubblico
  • essere in spazi chiusi dove c’è gente (come ad esempio feste)
  • stare al centro dell’attenzione (ad esempio entrare in una stanza quando tutti sono seduti.

Il fobico sociale limita la sua vita in virtù delle sue paure e convinzioni: si relaziona solo con le persone con cui si sente al sicuro anche se in alcune situazioni può entrare in confidenza con persone meno conosciute perchè gli ispirano fiducia. In amore spesso se non sempre evita di uscire e relazionarsi con persone con cui si sente attratto in virtù del sicuro insuccesso atteso. Anche con le persone con cui si sente più al sicuro raramente entra in intimità e confidenza. L’attività sessuale, essendo un momento di esposizione ed intimità intensa, è per la persona estremamente pericolosa e troppo esposta al giudizio altrui.

 La cura per la fobia sociale

Molti fobici sociali in virtù della propria paura si sono costruiti una corazza protettiva che si trasforma in una vera e propria prigione: ogni evitamento conferma la propria incapacità relazionale e la credenza di non piacere agli altri aumentando l’ansia sociale.La persona colleziona fallimenti, non si arricchisce dalle esperienze relazionali e ciò alimenta la paura e la bassa autostima:  per evitare il giudizio altrui non solo finisce per ottenerlo ma rinuncia ad una vita affettiva ed emotiva piena e soddisfacente. In pratica la paura di un piccolo male lo conduce ad un male ancora peggiore.  

L’intervento psicologico strategico ha l’obiettivo di portare la persona ad esporsi con l’aiuto di strategie e stratagemmi psicologici tesi a ridurre l’ansia ed il panico. L’esposizione graduale programmata conduce la persona a poco a poco verso un vero e proprio saltus percettivo e reattivo differente.

La persona lentamente deve acquisire competenze relazionali mai acquisite, imparare a mettersi in gioco, fare i conti con i fallimenti ma anche con le vittorie. Questo è l’unico modo per superare il disturbo! Finche si continua ad evitare o a controllarsi si è imprigionati dalla paura! E come sempre  la paura vince ogni razionalità e logica ordinaria.

Solo con un intervento che segue logiche non ordinarie che aiuta a solcare il mare all’insaputa del cielo si possono produrre risultati concreti per superare la fobia sociale conducendo la persona ad avere il coraggio di mettersi in gioco correndo il rischio di perdere.

 ”Sicuramente i più coraggiosi sono coloro che hanno la visione più chiara di ciò che li aspetta, così della gioia come del pericolo, e tuttavia l’affrontano”. Tucidide

Estratto dal post originale – Psicologiastrategica.com

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